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Tutti raccontiamo che l’arte a Il Frantoio è invenzione di Philippe Daverio. Al suo critico genio riconosciamo il coraggio di averne percepito le vibrazioni e palesato la presenza, ma forse l’Arte era già nel Frantoio, nei rossi degli intonaci, nei verdi degli infissi melangiati dal tempo, nella sfacciata dimensione dei volumi. Dal quel momento la Galleria dalle immense pareti bianche (volute da Philippe) ha accolto e dialogato con gli Artisti; ogni volta entrando in armonia con i loro lavori, impreziosita e allo stesso tempo impreziosendoli. In tanti, poi, hanno vissuto con profondità il luogo creando opere uniche. Come Giuliano Mauri, che con i suoi Nidi alle finestre, ha voluto raccontare lo stato di profonda armonia e pace vissuto nella sua permanenza a Capalbio. Come Massimo Kaufmann che ha celato dietro una parete una pittura enorme, ardita nei colori e nelle forme da svelarsi solo in una occasione eccezionale. Crudeltà d’artista: chi potrà mai dire cosa è realmente eccezionale. Negli anni Marco Delogu ha definito ancor meglio il concetto di Frantoio come “Residenza d’Artista”, svolgendo capitoli del proprio disegno creativo a Capalbio ed invitando illustri maestri del panorama internazionale della fotografia. Tutti indifferentemente rapiti ed appagati dal risiedere nel posto. Sandro Chia ha riportato a casa, in una esposizione emozionante, i disegni ispirati in questi luoghi e spesso nati col contributo di macchie di colore del vino locale; catturando in pieno il Genius Loci del Frantoio che riconosce e vuol diffondere il concetto del saper vivere.